“Ho pagato tutti i partiti”. Avrebbe detto proprio così Luca Parnasi, sentito dagli inquirenti che indagano sui presunti illeciti legati alla realizzazione dello stadio della Roma. Interrogato per quasi undici ore in due giorni il costruttore romano avrebbe ammesso di aver elargito somme di denaro a vari partiti; elargizioni fatte per un tornaconto personale, ossia per accreditarsi, avere rapporti con i politici. In altre parole, Parnasi avrebbe confermato quanto già messo nero su bianco dal GIP nell’ordinanza di custodia cautelare. Come sospettavano i PM e i Carabinieri del Nucleo investigativo che per mesi hanno monitorato ogni sua mossa, il costruttore, che non voleva ostacoli di alcun tipo nella realizzazione del nuovo stadio di Tor di Valle, non aveva scrupoli né imbarazzi a elargire denaro e altre utilità a chiunque, che fossero esponenti politici, movimenti, fondazioni o partiti non importava, di maggioranza o no non era un problema, l’importante era andare avanti spediti. Secondo gli inquirenti agiva con spregiudicatezza, somme in chiaro, tracciate, di cui sono stati spiegati significato e scopo, più altri contributi su cui dovranno essere fatti approfondimenti investigativi per capire se di natura lecita o illecita. Le carte istruttorie parlano chiaro: Parnasi pagava per risultare simpatico, per aggirare possibili intoppi di natura burocratica e incassare autorizzazioni e via libera di tipo tecnico, per velocizzare l’iter amministrativo di determinate procedure, per mantenere rapporti cordiali con chiunque o anche solo per accreditarsi negli ambienti che contano in vista di futuri progetti imprenditoriali da intraprendere non solo a Roma. Lui, di fatto, lo ha confermato nel faccia a faccia tenutosi in carcere con i pubblici ministeri.