L’occasione è la presentazione delle previsioni macroeconomiche di dicembre dove Confindustria conferma per il nostro Paese la crescita per quest’anno e rialza, invece, le stime di PIL per il 2018. Stime a parte, il Centro studi di Confindustria ha voluto parlare anche delle prossime elezioni politiche e mette sul chi va là sui rischi di arretramento connessi all’imminente voto. Un test molto rilevante per gli analisti, che disegnano il nostro Paese come ad un bivio tra il proseguire il cammino delle riforme o non fare nulla o addirittura tornare indietro. Il rischio da cui guardarsi, dunque, è quella instabilità politica e tutte quelle misure demagogiche legate a ragioni di consenso che nel medio e lungo termine abbassano il potenziale di crescita ed anche per la mancata approvazione di quelle riforme che, al contrario, tale potenziale elevano. Dunque, il male antico dell’Italia dei compromessi di fatto diventa crescita, ma questa volta con l’aggravante di non voler perseverare lungo le linee di politica economica e di cambiamento faticosamente intraprese negli ultimi anni. Vero è che in un momento di crescita globale l’incertezza politica viene ridimensionata. L’esempio lampante è la Germania, che sebbene in una fase di governabilità complessa vede comunque domande e produzione sempre con il segno più, ma altrettanto vero è che la chiarezza degli obiettivi e la semplicità degli strumenti perseguiti con coerenza per un periodo protratto incoraggiano gli investimenti e i consumi, perché forniscono un ancoraggio alle aspettative positive. Infine, gli economisti di Via dell’Astronomia vedono uno scenario globale in espansione che incoraggia una cauta prudenza; uno scenario destinato a perdurare nel prossimo biennio e che rischia di franare solo a causa di incidenti di percorso legati ai numerosi rischi geopolitici che la comunità internazionale si trova ad affrontare.