"L'evidenza di genere non si corregge solo a colpi di leggi, ma di certo le leggi servono". Sono parole della Ministra della Giustizia Marta Cartabia, tra le promotrici del disegno di legge numero 25-30 per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica. Ma a che punto siamo ? Il nuovo pacchetto di norme arrivato in Senato lo scorso 16 febbraio, a 5 mesi dall'approvazione della riforma del processo penale, è stato assegnato alla Commissione Giustizia lo scorso 3 marzo ma l'esame non è ancora iniziato. Tra le novità introdotte dal disegno di legge c'è il fermo immediato di stalker e violenti in caso di imminente pericolo per la donna, la procedibilità d'ufficio, senz'altro bisogno di una denuncia, l'aumento delle pene per chi è già stato ammonito per violenza domestica. Si potenzia poi l'uso dei braccialetti elettronici e c'è un giro di vite sulla sospensione della pena. Misure di certo importanti anche se non ancora in vigore a fronte di casi di femminicidi che continuano a riempire le pagine di cronaca. "Non possono bastare, perchè il problema è nel cambiamento culturale. Il cambiamento culturale si produce attraverso un'adeguata formazione degli attori". E' stato invece approvato lo scorso novembre il Piano Nazionale Anti Violenza 2021-2023, un piano però non privo di criticità. "Abbiamo più volte fatto presente la varietà di situazioni che il Governo, lo Stato italiano vive nell'ambito dei territori. Territori, parliamo di macchia di leopardo, ci sono territori in cui è possibile che questo piano venga recepito dalle regioni e venga attuato, altre regioni in cui viene attuato in maniera molto approssimativa".