Nel labirinto di una strage, il filo dei processi e quello della storia si intrecciano sempre, ma non sempre portano dalla stessa parte. Bologna non è Piazza Fontana dove la storia è arrivata a certe conclusioni prima dei tribunali, su mandanti e ispiratori, e anche sul movente il 2 agosto rimangono zone d'ombra, non illuminate dalle sentenze, come ha detto anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, e allora il contesto diventa protagonista, l'Italia del 1980 è un Paese nel quale i terroristi rossi e neri ancora sparano e uccidono in nome dell'ideologia. La politica ha abbandonato l'idea di mettere insieme forze opposte, democristiani e comunisti, e riprende la lunga stagione del centrosinistra, variamente declinato, una sorta di riallineamento dopo gli anni dei grandi esperimenti, soprattutto la penisola è percorsa da correnti potenzialmente esplosive, proprio per la sua collocazione strategica, da est a ovest, i venti della guerra fredda, perché il muro di Berlino è ancora solido, e fra Mosca e Washington la sfida è fatta di euromissili, ma anche di intelligence, da sud a nord i sentieri opachi del terrore internazionale che vogliono dire questione palestinese, medio Oriente, Mediterraneo, battaglia per il gas e per il petrolio, con l'Italia a giocare un ruolo ambiguo di chi sta da una parte, ma anche dall'altra, infine un mese e mezzo prima della strage alla stazione, il volo Itavia Bologna-Palermo è precipitato nel Tirreno, fra Ponza e Ustica, uccidendo 81 persone. Un missile, una bomba a bordo, un incidente, comunque un mistero. Il 2 agosto a Bologna erano certamente presenti personaggi appartenenti a gruppi terroristici legati ai palestinesi, la cui posizione è stata archiviata dai magistrati con il grumo residuo di un sospetto, così scrivono, è proprio a partire da questi sospetti che nascono ipotesi diverse dalla matrice neofascista, c'è chi sostiene che la strage sia stato opera di una delle fazioni interne all'organizzazione per la liberazione della Palestina, per dare un segnale all'Italia e alle sue ambiguità, oppure un attentato ispirato dalla Libia, dal colonnello Gheddafi, coinvolto in qualche modo nel mistero di Ustica o ancora una partita tutta giocata fra servizi segreti occidentali e orientali o addirittura fra fazioni diverse delle stesse intelligence, dove il confine fra ideologie opposte si piega a deviazioni e interessi di parte, con i terroristi come pedine e Bologna centrale, come tragico proscenio. Ipotesi, contesti, narrazioni, depistaggi, sottili menzogne, strane verità, presente e passato, ostaggi l'uno dell'altro, fermi sotto il sole di Bologna, una mattina d'estate di 40 anni fa.