Strage bus Mestre, la procura: sterzo rotto e barriere inadeguate

Si è rotto il giunto dello sterzo e il mezzo ha cominciato a sbandare. Inizia così la strage del 3 ottobre scorso a Mestre, quando un bus della società La Linea, precipita da un cavalcavia, causando la morte di 22 persone, tra cui 2 bambini. Sono le conclusioni della consulenza tecnica sul mezzo disposta dalla Procura di Venezia. Annunciando la chiusura della fase peritale sull'incidente e la trasmissione degli atti alle parti, il Procuratore Capo Bruno Cherchi chiede di non diffondere il video delle telecamere di bordo, perché le immagini sono crude e non aggiungono nulla a quanto ormai noto attraverso le perizie e le testimonianze. Documentano gli attimi della tragedia, il pullman che inizia a scarrocciare sulla destra urtando più volte la barriera, ora le perizie dicono a causa della rottura di un giunto dello sterzo, fino a sfondare la protezione e a precipitare dal viadotto. Cherchi fa notare come sia ancora da stabilire il nesso di casualità tra la rottura dello sterzo e lo stato delle barriere, definite dalla perizia "ammalorate", cioè in condizioni tali da non sopportare l'urto. Vetuste e senza manutenzione. Più una ringhiera che un guard rail quella che proteggeva la Rampa Rizzardi. Bassa, vecchia di 70 anni e non in grado di sostenere l'urto di un mezzo di 13 tonnellate. Tanto che era stato calcolato un costo di risanamento di 6,3 milioni di euro, per un progetto i cui rilievi erano partiti il 22 marzo 2016, oltre 7 anni prima. E i lavori erano iniziati da neanche un mese.