Quando la mafia decise di colpire non più gli uomini che la contrastavano ma le opere d'arte patrimonio fondativo di una civiltà scelse per prima Firenze. Ci furono comunque anche i morti: la famiglia Lencioni per intero, lo studente Dario Capolicchio. Per l'Associazione Familiari delle Vittime è un fine dolore mai. "Per noi non esiste la cifra né tonda né dispari. Nemmeno gli anniversari dovrebbero contare". Anni terribili quelli ricordati alla presenza del Presidente Mattarella al Palazzo di Giustizia ma il tempo non è passato invano, dice la Presidente della Corte Costituzionale Sciarra che difende le scelte dello Stato di Diritto. "L'inasprimento delle misure a seguito delle stragi del 1992 a Capaci e la ricaduta delle stesse sul regime penitenziario hanno indotto la Corte a occuparsi anche recentemente della condizione di quanti, detenuti per delitti connessi alla criminalità organizzata, avessero avviato un percorso di ravvedimento. Questa strada non rappresenta una deviazione dal cammino originario quanto piuttosto un cammino parallelo". Il ricordo commosso dei magistrati Vigna e Chelazzi che ottennero le condanne, 18 ergastoli, e adesso che l'ultimo latitante Matteo Messina Denaro è in carcere la riflessione ha un titolo "perché non accada mai più". Le stragi non vanno in prescrizione, le indagini non si devono fermare ma c'è un come, uno stile, un codice da rispettare. "Restare coi piedi per terra, tenersi stretti alle prove e alle regole, senza voli, ma anche senza fermarsi".