Il GUP del tribunale dei minori ha deciso. Si va avanti con il processo che vede imputata la figlia 17enne di Giovanni Barreca, accusata di aver preso parte, con il padre e i due sedicenti predicatori Massimo Carandente e Sabrina Fina, alla strage familiare compiuta nella villetta in cui i Barreca abitavano, nelle campagne sulla collina che sovrasta Altavilla. Nella seconda udienza preliminare il giudice Nicola Aiello ha accolto la richiesta della PM e ha ritenuto irrilevante e infondata la questione di legittimità sollevata dal difensore dell'imputata riguardo a quella norma, inserita nel decreto Caivano, che ha introdotto il divieto di messa alla prova, cioè la possibilità di scontare una pena alternativa al carcere, per i minori imputati di reati come l'omicidio aggravato. L'udienza è andata avanti con un interrogatorio durato tre ore e mezza e coperto dal più stretto riserbo. La ragazza deve rispondere delle accuse di omicidio plurimo aggravato e occultamento di cadavere. Per aver preso parte, come lei stessa ha confessato alla PM, alle torture culminate nella morte della mamma Antonella e dei fratelli Kevin di 16 anni ed Emanuel di appena 5. Delitti per i quali devono rispondere, con le stesse accuse, il padre Giovanni Barreca per il quale la difesa ha chiesto una perizia psichiatrica attesa entro i primi di novembre e Massimo Carandente e Sabrina Fina, che finora hanno negato di aver preso parte alle torture e agli omicidi e hanno ammesso di essere stati presenti in quella settimana di febbraio nella villa soltanto per pregare.