La prima udienza è già fissata per il prossimo primo marzo, sarà quello il giorno in cui, dopo oltre 16 anni da quando hanno messo piede in carcere, Olindo Romano e Rosa Bazzi torneranno in un'aula di tribunale con la speranza di vedere annullata la loro condanna. I coniugi stanno scontando entrambi, in due carceri diverse e in via definitiva, l'ergastolo per essere stati riconosciuti autori della strage di Erba nel comasco, del dicembre del 2006. Quattro morti fra cui un bambino di appena 2 anni e un ferito gravissimo. Un'azione con coltello e spranga che allora colpì per l'efferata violenza. Il primo a presentare richiesta di revisione del processo era stato, fra non poche polemiche, il Sostituto Procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, destinatario fra l'altro, proprio per le modalità di quella presentazione, di un procedimento disciplinare aperto dalla Cassazione. "Le tre prove ovvero il riconoscimento dell'unico sopravvissuto Frigerio, la macchia di sangue della moglie del Frigerio la signora Cherubini anche lei deceduta che è stata rinvenuta sul battitacco della macchina di Olindo Romano, e le confessioni di Olindo Romano e Rosa Bazzi, sono tre prove a mio avviso inesistenti nella loro forza probatoria." La Procura generale di Milano aveva in verità inviato ai colleghi bresciani parere negativo perché a suo avviso mancano nuove prove decisive. I magistrati del tribunale di Brescia però hanno deciso in modo diverso.