Nessun segno di pentimento, anzi, il risentimento emerso far ritenere che, se rimesso in libertà, potrebbe mettere in atto ulteriori condotte violente. Lo scrive il GIP che ha convalidato il fermo di Claudio Campiti che domenica mattina nel dehor di un bar a Fidene ha sparato e ucciso quattro donne. Nell primo faccia a faccia con i magistrati, ha di fatto ammesso le proprie responsabilità. Ha ammesso che il movente della strage sta tutto dentro la rabbia e il rancore che provava nei confronti del Consorzio Valleverde. Si è detto esasperato dalle condotte mafiose tenute per anni ai suoi danni. Anche se non ha fornito elementi su alcuni punti chiave della vicenda, l'impianto accusatorio ha retto. Dalle sue parole, è emersa la conferma dello aggravante dei futili motivi, appunto, il livore che provava e della premeditazione. Il GIP scrive di una lunga pianificazione; Campiti da tempo non partecipava alle riunioni del consorzio. Domenica mattina è arrivato qui al solo scopo di mettere in atto il suo piano. Oltre la pistola, aveva anche un coltello da sub lungo 28 cm legato al polpaccio in tasca un coltello a serramanico, un cellulare con batterie e scheda non inserite. In tre zaini, contanti, passaporto ed effetti personali. Perché, lo ha ammesso, era certo che non sarebbe tornato a casa.























