Il mare davanti a Steccato di Cutro continua a restituire corpi senza vita. Per ognuno di loro c’è almeno qualcun altro –un superstite, un familiare arrivato da lontano, un parente che attende fotografie via mail, a migliaia di chilometri da qui– cui tocca, dopo il riconoscimento, anche la dolorosa gestione del trasferimento della salma. Quattro dirette in Pakistan, una in Tunisia e una in Germania hanno lasciato il Palamilone di Crotone. Per gli altri, si vedrà: alcune famiglie afghane si stanno rassegnando all’idea di una sepoltura qui, dove i loro cari che cercavano un futuro hanno trovato la morte. L’imam di Cutro lancia un appello affinché si trovi un luogo comune per seppellire in terra tutte le vittime della strage. Poi, c’è la questione superstiti, dopo le fotografie delle terribili condizioni dell’hotspot dove i migranti sarebbero stati, non si sa ancora per quanto tempo, nei giorni successivi al naufragio. Ora sono stati tutti spostati, assicura la Croce Rossa che gestisce la struttura, nell’area Cara vera e propria, con letti e riscaldamento. Tutti hanno presentato richiesta di protezione internazionale. 12 di loro, che desiderano restare in Italia, sono stati trasferiti negli Sprar di Cosenza, Crotone e Catanzaro. Due hanno chiesto di andare a scuola e martedì pomeriggio hanno fatto la prima lezione. Altri 5 superstiti, 3 dei quali minori, sono ancora in ospedale, in buone condizioni.