Arriveranno dalle autopsie effettuate sui corpi delle vittime gli elementi fondamentali per comprendere cosa abbia causato la strage di Casteldaccia. A perdere la vita il titolare di una ditta che aveva avuto i lavori in subappalto e quattro dipendenti. Di certo c’è che le vittime non si sarebbero dovute trovare all’interno della vasca per il sollevamento delle acque reflue dove hanno trovato la morte. Il loro lavoro, infatti, non si sarebbe dovuto svolgere lì. I magistrati della procura di Termini Imerese hanno messo la lente di ingrandimento su questo particolare aspetto ma anche sulla suddivisione degli appalti e dei subappalti. Inoltre, pare, che gli operai non avessero nessun tipo di protezione. Niente maschere né misuratori per la rilevazione di presenza di gas tossici nell’aria. "Una tragedia annunciata questa, come tante altre tragedie frutto sempre dei soliti passaggi di committenza, appalto, appaltatori, subappalti, senza controlli, senza niente. Un fatto è certo, ovviamente: se sono morti tutti, anzi, ci sarà evidentemente una violazione palese di una larvale misure di sicurezza. Quindi, oggi c'è questo triste passaggio dell'autopsia e poi confidiamo nelle autorità in tutte le attività che dovranno essere fatte per poi trovare, diciamo, i responsabili, quali sono un po' tutti i responsabili a catena". L'unico indagato al momento resta Nicolò Di Salvo, co titolare dell'azienda Quadrifoglio Group che stava eseguendo i lavori di manutenzione. L'ipotesi di reato avanzata dalla Procura è quella di omicidio colposo plurimo.























