Verità e giustizia sulla strage di Viareggio e i suoi 32 morti sono finora costati quasi quindici anni di processi e cinque gradi di giudizio e non è finita qui. L'ultima Corte di Cassazione ha disposto un terzo processo di appello davanti ai giudici di Firenze limitatamente alle attenuanti generiche per alcuni imputati nel processo, tra i quali l'ex Ad di Fs/Rfi Mauro Moretti. Dopo aver esaminato i 18 ricorsi ed averli rigettati tutti con condanne alle spese legali il rinvio lascia storditi i familiari delle vittime; amaro il loro commento: Siamo la barzelletta d'Italia. Mauro Moretti era stato condannato a cinque anni, comunque non li avrebbe scontati in carcere, avendo da poco compiuto i 70 anni. Ore di arringhe di difese, di tecnicismi e di molte lacrime e poche gioie per le persone che hanno perso madri, padri, figli e che avrebbero desiderato mettere fine al loro supplizio. Due termini più di altri, in questi anni, hanno riecheggiato nelle aule di diversi Tribunali. Il primo è sicurezza quella del trasporto merci è il leitmotiv di tutta questa vicenda, aveva chiosato nella sua requisitoria l'avvocato generale Fimiani; non ci si è posti il problema perché si dava la priorità ad altro. Prescrizione è la seconda parola chiave tre sono i reati già decaduti: l'omicidio colposo, l'incendio e le lesioni. Era rimasto in piedi solo il disastro ferroviario e anche su questo pendeva un ricorso dei condannati alla Corte Costituzionale. I giudici hanno confermato le condanne che però non possono considerarsi definitive per quel brandello di giustizia a lungo invocato dai familiari delle vittime ci sarà quindi ancora da combattere con i cartelloni sbiaditi, i megafoni e le foto dei cari.