"La Sicilia è ancora notizie da prima pagina per fatti di mafia, condividendo questo triste primato con le altrettanto tormentate regioni di Campania e Calabria, cioè con quei territori dove, secondo autorevolissime ed ufficiali opinioni, è lo Stato che deve riuscire ad infiltrarsi in zone dove la presenza delle organizzazioni criminali è preponderante". È la voce di Paolo Borsellino, ad un convegno, nell'89. L'audio, con la trascrizione a macchina e le correzioni a penna del Giudice pubblicati ora dall'agenzia di stampa Agi. Un documento che racconta la Sicilia del suo periodo più buio, degli omicidi e dello strapotere della mafia, così infiltrata nella politica e nelle istituzioni da isolare quei pochi valorosi uomini che invece quella guerra per la legalità volevano davvero combatterla e per farlo pagarono con la vita. Giovanni Falcone sull'autostrada, fatta saltare in aria il 23 maggio del 92, mentre tornava a Palermo dall'aeroporto con Francesca Morvillo, la moglie, e con Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, gli agenti di scorta. Paolo Borsellino in via D'Amelio, davanti alla casa in cui abitava l'anziana madre. Dilaniato dal tritolo con Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, i suoi angeli. La verità completa sulle stragi da allora sempre ostacolata. In 29 anni di misteri, segreti, depistaggi. Processi fatti è da rifare. Finti pentiti e false ricostruzioni e poi l'agenda rossa di Borsellino, diventata un simbolo della verità negata, sparita nel nulla, finita nelle mani dei boss. Protetta da chissà quale funzionario o agente segreto. Perché quegli appunti, annotati dal Giudice, sui rapporti tra mafia e Stato non venissero mai alla luce. Intanto la città, la Palermo sana che ha sofferto e non dimentica l'orrore e il dolore, non smette di ricordare, anzi, rafforza la sua memoria e la diffonde con le parole e con le immagini, anche quelle sui muri dei palazzi intorno alle strade dove Giudici, Carabinieri, Poliziotti, Prefetti, Cittadini sono stati trucidati. La città che anche con il nuovo murale di Andrea Buglisi, in aggiunta alle opere di Igor Scalisi, Rosk & Loste dice grazie. Perché oggi può continuare la sua battaglia per la legalità, ma fa parlare di sé anche per la sua bellezza e non solo per i fatti di mafia.