La commissione medica ha deciso: userà un farmaco idoneo a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile. E così Mario, camionista marchigiano 43enne rimasto tetraplegico dal 2010 a seguito di un incidente stradale, potrà andarsene da questo mondo. Con il mignolo della mano destra, la sola parte del suo corpo in grado di rispondere al cervello, azionerà l'infusione di tiopentone sodico che lo addormenterà per sempre. Dopo oltre 15 mesi di battaglie legali per accedere al suicidio assistito, ormai legale in Italia in presenza delle quattro condizioni indicate dalla Corte Costituzionale nella cosiddetta sentenza Cappato-DJ Fabo, ora Mario ha vinto anche le resistenze della commissione della ASUR, Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche. La scelta del farmaco e delle modalità di fine vita erano il tassello mancante, rimasto in sospeso dopo il via libera del Comitato Etico Regionale. È una svolta storica, il commento dell'associazione Luca Coscioni. Sul cosiddetto aiuto al suicidio, da oggi, in Italia abbiamo non solo delle regole precise ma anche delle procedure e delle pratiche mediche definite. Ad agosto del 2020 Mario aveva avuto il via libera per andare a morire in Svizzera ma ha lottato in Italia per far applicare la decisione della Consulta, cioè che in casi specifici e in assenza di una legge sul fine vita è possibile accedere al suicidio assistito. Ora è libero di scegliere e potrà chiedere a un medico di preparare il farmaco. La modalità è quella dell'autosomministrazione mediante infusione endovenosa. E, senza dolore, finirà tutto in una ventina di secondi.























