Tafida arriva in Italia al Gaslini di Genova

16 ott 2019
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“Come sta ora Tafida?” “Tafida stamattina era stabile, aveva gli occhi aperti e si guardava intorno. Era sveglia!” In Italia da nemmeno 24 ore, sono frastornati, ma felici, Shelina e Mohamed, la mamma e il papà della piccola Tafida. La bambina è arrivata con un jet ambulanza martedì sera, dopo il rifiuto da parte del London Royal Hospital di proseguire le cure. La Corte britannica ha deciso che Tafida avrebbe potuto essere trasferita all'estero e, allora, si sono aperte le porte del Gaslini. Tafida era una bambina tranquilla e serena, con una vita normale. Poi, improvvisamente, a febbraio, a causa di una malformazione congenita che fino ad allora si ignorava, ha subito una lesione cerebrale che l'ha ridotta in uno stato di minima coscienza. “Lei riesce a riconoscere le persone, riconoscere i genitori?” “Non lo sappiamo, è possibile che abbia una coscienza minima, residua, ma il tempo che noi ci prendiamo è proprio quello per capire se c'è la potenzialità di un miglioramento.” Ed è con questa speranza che i suoi genitori, bengalesi di origine, ma inglesi da tre generazioni, hanno lottato, lasciando la loro casa a Londra, il loro lavoro - Shelina è avvocato, Mohamed è perito edile - i loro affetti. “È stata una battaglia dolorosa, ma siamo grati per la vittoria che abbiamo ottenuto! Spero che Tafida possa riprendersi con il tempo. Per noi è stato uno choc! È successo tutto all'improvviso! Tafida era una bambina felice, perciò mi commuovo ancora di più. Ora siamo nelle mani dei medici e li ringraziamo. La differenza enorme è che in Inghilterra, sin dal primo momento, i dottori mi hanno detto che Tafida non ce l'avrebbe fatta, che non aveva speranze, che non c'era una cura e che sarebbe morta! Qui in Italia, invece, ho trovato una speranza! I dottori al Gaslini mi hanno dato un'occasione!” “Il nostro ospedale è da 80 anni aperto - perché così volle il fondatore - ai bambini di tutte le nazionalità, di tutte le religioni, di tutte le culture e condizioni. Noi ospitiamo ogni anno tra i 1500 e i 2000 bambini di oltre 70 nazionalità diverse. Siamo a disposizione!”.

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