Tangenti Lombardia, ai domiciliari l'azzurra Fi Lara Comi

14 nov 2019
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Avrebbe utilizzato il proprio ruolo pubblico al fine di ottenere in modo illecito il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità, con l'aggravante che la rete relazionale costruita negli anni potrebbe costituire un utile volano per ulteriori attività illecite future. Stando alle 130 pagine di ordinanza, sarebbero queste le ragioni che hanno portato agli arresti domiciliari l'ex europarlamentare di Forza Italia, Lara Comi, ed ex coordinatrice azzurra di Varese, nell'ambito di un filone dell'indagine cosiddetta “Mensa dei poveri”, coordinata dalla Dda di Milano, che lo scorso maggio aveva già portato a 43 misure cautelari. Corruzione, finanziamento illecito, truffa aggravata ed emissione di false fatture, le accuse contestate alla Comi e, a vario titolo, anche l'amministratore delegato dei supermercati Tigros, Paolo Orrigoni, e al direttore generale di Afol metropolitana, Giuseppe Zingale, arrestati anche loro. Scrive il giudice per le indagini preliminari “Nonostante la giovane età, Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi collaudati schemi criminosi, volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche, all'incameramento di finanziamenti illeciti.” Tre, in particolare, le vicende contestate dalla procura di Milano all'ex eurodeputata, a cominciare dalla presunta truffa aggravata ai danni del Parlamento europeo, basata su un aumento del compenso mensile fino a 3495 euro a un ex collaboratore della Comi, aumento che, però, prevedeva l'obbligo di restituirne 2 mila a Forza Italia per pagare le spese della sede di Varese che Comi non pagava. L'esponente azzurra è accusata anche di avere ricevuto, in vista delle ultime elezioni europee, un finanziamento illecito da 31 mila euro, camuffato da una consulenza fittizia, e infine, di avere incassato attraverso la sua società, la Premium Consulting S.r.l., un importo preliminare da 38 mila euro dietro promessa, però, di retrocessione di una parte dell'importo allo stesso committente Nino Caianiello, ex uomo forte di Forza Italia a Varese, arrestato lo scorso maggio. Proprio grazie alla collaborazione di quest'ultimo si è arrivati alle misure di queste ore.

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