In questi capannoni, ormai abbandonati, fino a qualche anno fa, si lavorava per il vicino siderurgico. Ad indicarceli, temendo che anche la grande fabbrica di questo passo possa fare la stessa fine, alcuni autotrasportatori in presidio davanti alla portineria C. "Le aziende chiaramente sono ferme quindi non entrano perché non hanno la possibilità di entrare. Il problema che è la nostra preoccupazione, e ci dispiace, è che nessuno sta facendo nulla per cambiare, questa situazione. Lo stabilimento sta veramente a forte rischio". Il ritorno dello Stato non tranquillizza le imprese dell'appalto che vantano crediti per 120 milioni di euro e che hanno già fatto partire le richieste di cassa integrazione. Ma allo Stato, si rivolgono ora, anche i medici tarantini che con una colata lettera, ricordano alla premier Meloni, qualora ce ne fosse ancora bisogno che qui a Taranto, l'emergenza non è solo economica. "Vanno bene tutte le scelte che tutelano il lavoro, l'economia però devono essere secondarie allo stato di salute dei cittadini e a Taranto, questa fabbrica che nasce all'interno praticamente di un quartiere, ha mostrato attraverso studi scientifici pubblicati e convalidati che nuoce gravemente alla salute".