Il 17 dicembre del 2014 Valbona Berisha, una giovane donna albanese di 33 anni, residente nel lecchese, a Barzago, aveva lasciato il marito Afrim, anche lui albanese, e due figlie di dieci e otto anni, per raggiungere la Siria e unirsi ai combattenti del Califfato. Ma non era partita sola. Con sé, all’aeroporto di Orio al Serio, aveva portato anche il figlio di sei anni. A seguito della denuncia del marito, erano partite le indagini dei Carabinieri del Ros di Milano, coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Alessandro Gobbis, che hanno nel tempo permesso di accertare il percorso di radicalizzazione della donna. Il giudice per le indagini preliminari Manuela Scudieri ha ora emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale. Quello di Valbona non è l’unico caso che si è registrato negli ultimi anni nel lecchese. Prima di lei aveva fatto clamore il caso di Alice Brignoli, quarant’anni, svanita nel maggio del 2015 insieme al marito Mohamed Koraichi, un marocchino di 32 anni, e ai tre figli maschi di sette, sei e un anno e mezzo. Sempre per lo stesso reato, gli uomini della DIGOS di Milano avevano invece arrestato, venerdì scorso, Nadir Ben Chorfi, un trentenne marocchino che in conversazioni intercettate dalla polizia aveva professato la sua disponibilità a colpire in Italia.