Un'emozione che parte da Tokyo e arriva fino a Desenzano del Garda, nel bresciano, dove Marcell Jacobs è cresciuto e da dove la famiglia e gli amici di una vita hanno seguito, senza fiato, l'impresa del 26enne che ha riscritto la storia dell'atletica italiana. "Ci credeva molto, ci credeva molto. È da diversi che sta lavorando veramente sodo. Dopo gli Europei gli han dato una bella carica. Poi la gara, l'ultima gara che ha fatto a Monaco con Baker e Simbine gli ha dato ancora più carica perché si è sentito forte e oggi ha dimostrato, insomma, di riuscire a essere proprio lì", Sangue mezzo texano, di papà, e mezzo bresciano, di mamma. In Italia fin da bambino ha mosso i suoi primi passi sportivi allo stadio Francesco Ghizzi quando ancora il suo sogno era quello di fare il calciatore. "Correva veramente molto di più della palla e quindi spesso la palla la lasciava indietro e lui andava avanti". Aveva circa 10 anni quando è passato dal calcio all'atletica. Sono stati i suoi allenatori a trasmettergli la passione che l'ha portato fino all'oro olimpico, "Inorgoglisce tutti. Inorgoglisce chi ha avuto la fortuna di vederlo da piccolo, di avere impatto a un ragazzo che sorrideva, che correva, si fermava qui sulla montagnetta qua in attesa della partenza, su questa pista". Una vita di sacrifici, una passione per i tatuaggi e per le Sneaker e soprattutto un sorriso che non l'ha mai abbandonato e che ora rimarrà nella storia insieme ai suoi 100 metri. "Gli ho detto fai quello che devi fare, so che lo farai e lui mi ha detto lo so, so cosa devo fare", "Il record non me l'aspettavo. Non pensavo lo ribattesse di nuovo".