"Mio papà aveva una caratteristica molto importante, ed è che era una persona molto molto coerente come essere umano. Diceva sempre quello che pensava e faceva quello che diceva. E questa caratteristica non è frequente, soprattutto tra i dirigenti che dicono tante cose ma poi fanno poco. E questo fa sì che susciti una sorta, diciamo, di rispetto e ammirazione tra i giovani, anche per quel carattere un po' ribelle". Così Aleida Guevara March descrive suo padre, il celebre Ernesto Che Guevara. Lei, medico a L'Havana, qui al Salone Internazionale del Libro di Torino presenta il catalogo "Ernesto Che Guevara: tu y todos", tratto dall'omonima mostra multimediale in corso a Bologna fino al prossimo 30 giugno. Foto e scritti inediti, cartoline, lettere, poesie che raccontano la vita del combattente argentino, divisa tra l'amore per la sua famiglia e la lotta per la giustizia sociale. "Come diceva José Martì: l'uomo che riconosce le virtù in un altro uomo è perché porta dentro di sé le stesse virtù. E quindi vedere i giovani che amano, che hanno questa ammirazione verso Che Guevara vuol dire che c'è speranza, perché anche loro hanno queste virtù dentro di sé". "Per lei qual è stato il più grande insegnamento di suo padre?" "Direi, fondamentalmente il rispetto verso l'essere umano, indipendentemente dal colore della pelle o dalla religione, il rispetto verso la vita. Una cosa molto importante, quella del rispetto, per fare tra tutti un mondo migliore". "Suo padre, vedendo il mondo di oggi, come lo giudicherebbe?" "Lui ha sempre lottato per un mondo più giusto per tutti e quindi posso pensare che se oggi fosse ancora vivo continuerebbe a combattere per finire con tutte le ingiustizie che ci sono e per avere un'umanità migliore per tutti noi". .