Molte donne vittime di violenza quando vanno al pronto soccorso a farsi medicare non denunciano il compagno che le ha picchiate, per paura, ma soprattutto per vergogna e senso di colpa, e spesso per la preoccupazione delle conseguenze che potrebbe subire il partner. All'ospedale Mauriziano di Torino esiste un'équipe specializzata per riconoscere i casi di violenza anche se vengono taciuti. "Nella nostra valutazione dei pazienti utilizziamo dei segni e sintomi che non dichiarati, ma ci danno un'indicazione di un sospetto. Quindi attivano un segnale di allarme all'interno dell'equipe aziendale che ci dice di attenzionare maggiormente questa situazione perché potrebbe essere una vittima di violenza". Infatti, secondo le statistiche l'accesso al pronto soccorso è preddittore di femminicidio significa che la quasi totalità delle vittime è stata costretta almeno una volta a ricorrere alle cure in ospedale. Da questo dato nasce Vides Violence Detection System, elaborato dal Dipartimento di Informatica dell'Università di Torino, che ha addestrato l'intelligenza artificiale, grazie a questo potente calcolatore, ad individuare i casi di violenza, raggiungendo un'accuratezza del 97%. "Un sistema che analizza i testi che provengono da cartelle cliniche e impara a riconoscere quelle che contengono delle lesioni che sono originate da fenomeni di violenza e le distingue da quelli che invece hanno a che fare con incidenti o altra natura". Partendo da questo studio, il team di radicioni sta lavorando ad una versione più leggera del sistema che possa essere usata da ogni ospedale e segnalare in tempo reale all'operatore del triage il possibile caso di violenza, ma non solo. "Prossimo passo è la costruzione di una rete che permetta di intercettare la violenza anche in luoghi diversi. Una volta il perpetratore accompagna la vittima in un ospedale, una volta in un altro ospedale e si basa sul fatto che gli ospedali non si parlino. La soluzione è farli parlare mettendoli in rete". Torino. .























