Alvin torna a casa dopo cinque anni lontano da Barzago, la sua città in provincia di Lecco. Anni lunghi e tormentati, fatti di silenzi, paure e speranze. Il suo sorriso lo nascondiamo per proteggerlo. Orrore e l’inferno da cui è uscito lo si legge nel suo corpo e nella sua gamba che ancora non muove bene. Strappato al suo mondo il 28 dicembre 2014, portato via dalla mamma che voleva unirsi all'Isis, scampato lo scorso luglio per miracolo al bombardamento che ha ucciso la donna, insieme al nuovo compagno e ad altri due fratelli, Alvin da allora ha vissuto nel campo profughi Al Hol, nel nord della Siria. Da lì, grazie alla Croce Rossa internazionale, ha fatto arrivare messaggi al papà: “Vienimi a prendere, riportami a casa”. Per noi il momento più complicato è stato ovviamente farlo uscire dal campo. Quella è una zona dove ancora in questo momento c’è una volatilità molto alta. È una zona che comunque non è stabile sotto il profilo della sicurezza. Vicenda complicata, anche perché Alvin era in territorio siriano. Stiamo parlando di luoghi non ben individuati, sono luoghi dove ci sono anche molti bambini. La Mezzaluna rossa siriana lo ha portato fuori dal campo di Al Hol, ieri mattina l'incontro al valico di Masna. I bambini percepiscono quando qualcuno è lì per aiutarli. Alvin ha sorriso, si è fidato, in macchina ha domito tutto il tempo appoggiato alle mie spalle. Siamo arrivati all'Ambasciata, è stato gentile, ha stretto la mano. Un piccolo torna dalla Siria, un piccolo ometto. È stato un gioco di squadra internazionale, quello di Alvin è il primo caso in Europa. E ora che il corridoio umanitario è stato aperto, in Siria ci sono 28000 bambini, tre orfanotrofi in cui vivono centinaia di bimbi che vogliono tornare a casa.