Metti il tema più divisivo del momento, lascia riposare qualche minuto, il tempo di una crisi di governo, prepara poi il piatto più simbolico che c'è a Bologna: il tortellino di maiale in brodo, e ‘Zac’, togli il maiale e metti il pollo. Di’ che lo fai per sensibilizzare sul tema dell'integrazione, per chi come gli islamici non lo mangiano, servi il tutto per la festa patronale della città e chiama il tuo piatto “Tortellino di pollo dell'accoglienza”. Ecco la ricetta del momento, diventata subito un caso politico, anzi “pollitico”. L'iniziativa di don Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna ha scatenato immediatamente reazioni molto serie a più livelli. Sul campo chef puristi contro chef più riformisti. In politica, a destra i difensori del ‘prima il maiale’ invocano il valore sovranista del tortellino tradizionale, cultura a rischio. Nel brodo di tweet si sfiora l'hashtag “fornelli chiusi”. I difensori dello ius culinarie spiegano che è solo un gesto di amicizia, che è un giorno di festa, che la sera ci sarà la musica di Ron, senza ‘m’, che insomma, parliamo di tortellini. Niente da fare, si arriva a posizioni più centriste alla fine. Va bene l'integrazione ma il tortellino non vuole il pollo. Un'impressione: ma non è che cucinando con questo approccio il primo, si rischia di arrivare un po' più velocemente a qualche pietanza dopo? La frutta.