Monet, il parco Monceau. Van Gogh, prato verde a Saint Denis. Renoir, donna che si pettina. Nove quadri, nove capolavori confiscati dalla Gestapo a famiglie ebraiche come quelle dei Rotschild, dei Rosenberg, dei Khan. Per il Führer era arte degenerata ma ottima merce di scambio. Hermann Göring, numero due del Reich, portò avanti una permuta con un antiquario di Firenze, Eugenio Ventura: quadri contro opere d'arte del Trecento e Quattrocento fiorentino. Finito il conflitto i quadri francesi, nascosti nel convento di San Marco a Firenze, furono scoperti da un oscuro agente dei servizi segreti militari: Rodolfo Siviero. "Sì, Siviero fu ricompensato per il suo operato e la Repubblica Francese, per la restituzione dei quadri degli Impressionisti, gli dette la Legion d'Onore, la massima onorificenza della Repubblica Francese, che è ancora conservata qui nella teca a casa Siviero". La casa a Firenze dove visse Siviero, oggi museo aperto al pubblico, apparteneva all'amico Giorgio Castelfranco, storico dell'arte, ebreo, già direttore dei musei di Palazzo Pitti, che dovette scappare per non essere deportato. Dopo il conflitto, lui e Siviero sono stati i veri 'monuments men' italiani. Grazie a loro migliaia di opere d'arte sono tornate a casa ma altrettante, molte delle quali appartenute ad ebrei, sono ancora ad oggi disperse.