La fune sfilacciata sul terreno. Poco lontano la funivia distrutta. L'inchiesta della Procura di Verbania si sviluppa a partire da due grandi interrogativi: perché la fune dell'impianto del Mottarone si sia spezzata e per quale motivo il freno non abbia funzionato causando la tragedia. Definita la dinamica dei fatti si cercheranno le responsabilità e quindi gli indagati che per ora non hanno un nome. "Eventualmente potrebbero essere coinvolte, a diverso titolo, perché c'è una società che gestisce l'impianto, c'è una società che ha fatto lavori di intervento, di opere di rinnovamento e di manutenzione, c'è una società che si occupa della revisione annuale che è prevista per legge". Omicidio plurimo, disastro colposo, tra le ipotesi di reato. Al centro dell'indagine le società legate all'impianto e alla sua manutenzione. La Leitner altoatesina ha pubblicato il calendario degli interventi, l'ultimo il 3 maggio sulle centraline idrauliche ed i freni di emergenza, nel novembre del 2020 il controllo periodico magneto-induttivo, una revisione importante, una sorta di radiografia delle funi. È la relazione inviata al Ministero dei Trasporti che sarà rivisitata della Procura. I controlli giornalieri e settimanali di manutenzione sono in carico del gestore, ha comunicato la società. La montagna è ora blindata, non si può accedere neppure all'arrivo che la funivia non ha raggiunto per un soffio. I carabinieri hanno raccolto e sequestrato materiale, il soccorso alpino è tornato sul posto per un sopralluogo dopo un intervento shock. "La cabina era veramente esplosa e le persone erano un po' sparse sul terreno, non mi è mai capitata in anni di soccorso alpino di trovare una situazione con tante vittime in un unico posto".