Tra la fune spezzata e un freno che non ha funzionato si colloca la possibilità dell'errore umano. Un passaggio importante è arrivato col buio sulla caserma dei Carabinieri di Stresa: l'iscrizione dei primi indagati sul registro. Per ora gli inquirenti hanno ascoltato persone informate sui fatti poi sono spuntati gli avvocati e le iscrizioni. Chiamati a raccontare la loro verità sono alcuni dipendenti della società che gestisce la funivia del Mottarone, oggi in frantumi con l'orrore di 14 morti e un bimbo di 5 anni, unico superstite, senza più genitori. La possibilità dell'errore umano era stata confermata dal Procuratore di Verbania, titolare dell'inchiesta, Olivia Bossi, in mattinata. Poi l'immagine del forchettone, un dispositivo che si utilizza durante la manutenzione della funivia, che blocca il freno e che si scorge in quel che resta del mezzo a fune. Indiscrezioni secondo cui non sarebbe dovuto essere lì. Supposizioni sul possibile legame con la tragedia. Interminabili audizioni per tante circostanze da chiarire: dalla dinamica dell'incidente sino alla proprietà dell'impianto nel passaggio dalla Regione al Comune di Stresa, non ancora definito. Tra manutenzioni quotidiane e revisioni, gestioni e interventi straordinari, in una fitta rete di circostanze, gli inquirenti hanno già raccolto elementi importanti, ridefiniti in una notte in cui si è deciso di procedere ad oltranza.