Ci sono uomini fuori dall'ordinario ai piedi della Regina delle Dolomiti. Attilio, detto "Atti", è uno di questi. Qui a Malga Ciapela, da dove parte la funivia della Marmolada, lo conoscono tutti. Storico soccorritore, per 30 anni nel Soccorso Alpino, conosce la montagna come le sue tasche. "Dopo gli anni 2000, il ghiaccio era giù, proprio lì, su questa forcella di Cima Sasso delle Undici." " Arrivava fino a laggiù?" "Laggiù. Più o meno si è ritirato sui 100 metri, di qua." La funivia ha riaperto dopo una settimana esatta dalla tragedia che ha ucciso 11 persone. Chiusa in segno di rispetto e lutto, e anche per non intralciare i soccorsi. L'ascesa fino a 3.260 metri è qualcosa che toglie il respiro. L'immensità del ghiacciaio, se pure ormai ridotto a poca cosa, è indescrivibile. Attilio ha salvato decine di persone cadute nei crepacci e recuperato, purtroppo, anche tante vittime. "La montagna non sta ferma neanche lei. Comunque senz'altro non bisogna avere questa ... , di essere spaventati e avere tanta paura di andare in montagna, perché se noi pensiamo, anche sulle strade è pericoloso, andare in aeroplano è pericoloso, dappertutto, al mare. Però anche al mare si annegano, però nessuno dice niente, no? Perché se no non va più nessuno neanche al mare. Comunque la montagna è bellissima, però bisogna rispettarla. Io ho sempre in mente, in vista, un bel cartello che c'era negli anni '70. Un cartello del Soccorso Alpino che diceva: la montagna è severa, però non perdona." Le consulenze scientifiche che chiederà la Procura di Trento, diranno cosa ha causato il crollo della Marmolada. Quel che è certo, è che gli appassionati della montagna hanno le idee chiare. "Mi fa effetto sicuramente, il luogo della disgrazia, dispiace, senza dubbio, ecco. Vero è, che occorre essere prudenti in montagna. Questo sicuramente, sempre." "Chi vive la montagna, chi vuole godere della bellezza più estrema della natura, accetta implicitamente un rischio. Non credo che nessuno delle vittime volesse poi dopo vedere chiuso l'accesso alla montagna, solo per questa tragedia. Secondo me non c'è un fattore umano, una componente umana." "È impossibile monitorare tutta la montagna. Quindi occorre accettare un rischio, diciamo, di fondo e poi monitorare i luoghi più frequentati. Questo è quello che si può fare. Ma non si può rinunciare a frequentare la montagna, è troppo bella.".























