È considerata la rotta migratoria più pericolosa al mondo, ma profughi e migranti continuano a tentare la traversata, anche quando le barche non sono sicure, anche quando le condizioni meteo sono proibitive. I più fortunati riescono a completarla. A Lampedusa, in questi giorni, è un continuo approdo di barche che arrivano in autonomia, come questa, sulla Spiaggia della Guitgia, e di altre soccorse dalle motovedette. Ma il bilancio delle vittime continua a salire. 40 morti nel terzo naufragio nel giro di pochi giorni avvenuto al largo di Salakta. Molti sono bambini piccoli e neonati, stipati a bordo di una delle tante imbarcazioni fatte partire dalla Tunisia, costruite con mezzi e materiali di fortuna, che si ribaltano con estrema facilità. I 30 sopravvissuti riportati dalla Guardia Costiera in Tunisia, dove le denunce e le segnalazioni si moltiplicano per gli abusi nelle prigioni e per le deportazioni di massa nel deserto. Stragi, a terra e in mare. Dal 2014 ad oggi, nel Mediterraneo Centrale, si contano oltre 32mila morti e dispersi, secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. In questa tragica lotteria della disperazione sono i più fragili a non sopravvivere. Sabato, al largo della Libia, era affondata un'altra imbarcazione: morti e dispersi sono ancora una volta donne e bambini. I superstiti portati a Lampedusa, dove il giorno dopo, domenica, sono arrivate altre vittime, trovate dalla Guardia Costiera nella stiva di questo barcone. Il Molo Favaloro trasformato in un ospedale da campo, uomini senza vita portati a terra nei sacchi, altri in fin di vita sulle barelle e poi trasferiti d'urgenza in vari ospedali della Sicilia. In tre non ce l'hanno fatta. .























