Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli. I documenti della ginecologa con firma falsa che certificavano prima la malattia poi la gravidanza a rischio. Con i cuscini di varie misure riusciva a simulare il pancione che cresceva. Con timbri rubati al Policlinico Umberto I falsificava i certificati del parto e della nascita che consegnava poi all'INPS e così il codice fiscale per i bambini mai nati arrivava puntuale, così come 111 mila euro versati dall'INPS nelle sue tasche per tutto il periodo in cui non ha lavorato tra malattia, gravidanza a rischio e maternità obbligatoria e facoltativa. Se questa 50enne romana non avesse esagerato con 5 parti e 12 aborti in soli 5 anni, nessuno forse si sarebbe insospettito. E invece, racconta il quotidiano La Repubblica, i Carabinieri dopo una soffiata hanno seguito la donna e l'hanno fermata con in mano l'ultimo dei certificati per una nuova gravidanza nella sede della ASL al centro di Roma. È stata condannata a un anno e otto mesi per truffa aggravata. Sette mesi al compagno che non aveva dato il cognome ai cinque finti figli che hanno solo il cognome della finta madre.