Truffa Onlus, 11 gestori arrestati e 7 milioni intascati

02 lug 2019
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Dichiaravano di accogliere i migranti e di assisterli con psicologi, assistenti sociali e avvocati a loro dedicati, presentando poi false fatture, chiedevano rimborsi anche per presunti mediatori culturali che avrebbero dovuto accompagnarli nel loro percorso di inserimento, ma che spesso non esistevano. Avrebbero lucrato persino sul vitto, l'alloggio e il vestiario da destinare ai migranti. Con l'accusa di associazione a delinquere e truffa ai danni dello Stato e autoriciclaggio sono state raggiunte da misure cautelari che vanno dai domiciliari all'obbligo di firma 11 persone che fanno capo a 4 diverse Onlus operanti tra Milano e Lodi. L'operazione, denominata “Fake Onlus”, è condotta dal nucleo di polizia economico e finanziaria della Guardia di Finanza di Lodi al termine di due anni di indagini ha smascherato quello che secondo la procura di Milano, che ha coordinato l'indagine, sarebbe stato un vero e proprio sistema messo in piedi dalla presunta associazione a delinquere al fine di vincere gare pubbliche per la gestione dei migranti indette dalle prefetture di Lodi, Parma e Pavia. Il tutto avvalendosi di prestanome e presentando documentazioni false. “Sono delle eccezioni queste, perché poi dobbiamo andare a vedere effettivamente il grande lavoro che fanno le altre Onlus che gestiscono seriamente l'emergenza dei migranti e ci sono persone, dei volontari, degli operatori, che dedicano la loro vita proprio per questo principio di solidarietà. Questa è un'eccezione, siamo riusciti a trovarla e l'abbiamo bloccata.” Almeno 23 i casi di truffa contestati agli indagati, truffe che avrebbero consentito alle Onlus di incassare circa 7 milioni di euro come illecito profitto derivante proprio dalla gestione dei migranti. Parte dei soldi, hanno appurato gli investigatori, sarebbero stati utilizzati per acquistare due immobili di cui uno già sequestrato. I soggetti coinvolti nell'indagine, alcuni dei quali con precedenti specifici e vicini a noti pregiudicati appartenenti alla ndrangheta, erano tenutari di una co-delega presso i conti correnti delle 4 Onlus coinvolte, in modo da poter smistare i soldi ogni volta che venivano erogati.

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