L'inchiesta è partita a gennaio e in modo del tutto casuale, dalle parole di una persona che in paese si pavoneggiava per aver truffato lo stato. Uno dei Carabinieri di Africo, si accorge prendendo un caffè a gennaio, prima che iniziasse l'epidemia il contagio che c'era qualcuno all'interno del bar che si stava vantando di percepire il reddito di cittadinanza nonostante non avesse i requisiti. Il carabiniere riuscito insomma ascoltare la conversazione e da lì poi sono iniziate tutta una serie di attività che hanno portato all'indagine di oggi. Da quella prima persona i Carabinieri sono poi arrivati a tante altre, 30 soggetti in totale, tutti percettori del reddito di cittadinanza, senza averne diritto, così come accertato dettagliatamente con indagini documentali sul campo, partite dalla verifica degli incartamenti INPS. Sulla base poi della documentazione acquisita abbiamo riscontrato tutta una serie di dati che ovviamente abbiamo messo a sistema con i nostri dati, quelli a disposizione della stazione, quindi, sono tutti dati che riguardano il controllo del territorio, approfondimenti che fanno i Carabinieri sul campo e anche attraverso le banche dati in uso alle forze di polizia. E così gli uomini dell'arma hanno appurato come queste 30 persone dichiarassero il falso o omettessero dati sulla loro situazione anagrafica reddituale e patrimoniale per rientrare nei parametri per l'assegnazione del reddito. C'era chi non aveva attestato di essere sottoposto a sorveglianza speciale, chi di aver subito misure cautelari, chi di vivere con i genitori percettori di pensioni e così via dicendo. I 30 sono stati deferiti alla procura di Locri e segnalati all'INPS che potrà ora revocare il beneficio e attivarsi per il recupero delle somme fin qui indebitamente percepite, pari a oltre 90 mila euro.