Dopo l'anomalia del periodo del lockdown, si ritorna purtroppo alle vecchie abitudini, anche un campo delicato come quello della pirateria audiovisiva, che ha inevitabile conseguenze per il sistema economico occupazionale nazionale. L'incidenza nel nostro Paese è passata dal 40% al 38%. In linea con i dati pre pandemia del 2019, 37%. Gli atti illeciti sono scesi a 57 milioni. In piena pandemia si era arrivati a 243 milioni. Con una perdita, per l'industria del settore, di 591 milioni di euro. Gli ultimi dati di IPSOS per conto di FAPAV, la Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, fotografano cosa è successo nell'ultimo anno. Se la pirateria fisica continua a diminuire, l'impatto più rilevante nei confronti dell'Industria creativa, è causato dalla pirateria digitale, in crescita del 4% rispetto al 2019. Nel frattempo sono cambiate anche le abitudini dei pirati. É in forte ripresa la pirateria di eventi sportivi live. Meno attenzione verso film e serie fiction. Interessante il dato sulla percezione dell'illegalità ancora bassa, solo il 37% degli utenti ha appena coscienza di commettere un reato. Quanto ai pirati è cresciuta la consapevolezza delle illegalità delle loro azioni. Ma è ancora ritenuta bassa la possibilità di essere scoperti e puniti dalle autorità competenti. La pirateria audiovisiva rimane una spina nel fianco dell'industria dei contenuti audiovisivi, con inevitabili conseguenze per il sistema economico e occupazionale del nostro Paese. Per questo, sottolinea Federico Bagnoli Rossi di FAPAV, è prioritario non abbassare la guardia. "In questa fase di ripartenza per l'industria audiovisiva, sarà importante mettere al centro il tema della legalità. Sarà cruciale la tempestività degli strumenti di tutela. Allo stesso tempo la sensibilizzazione dei consumatori finali, per raccontare cosa c'è dietro il fenomeno della pirateria audiovisiva. Ma anche la promozione dell'offerta legale sarà altrettanto importante". TG24.