Avanza e non rallenta, al contrario avanza la corsa del coronavirus e macchia il Regno Unito, soprattutto nel Nord del Galles e in Inghilterra. 14500 casi, quasi 500 ospedalizzazioni e 25 nuovi ingressi in terapia intensiva, il tutto nelle ultime 24 ore. L'allerta è una cappa sull'intero Paese. Le restrizioni approvate tra il 14 e 24 settembre non hanno ancora almeno dato l'effetto sperato. Così la Scozia si prepara a un nuovo giro di vite anche se Nicola Sturgeon assicura, non sarà un lock down totale. Da parte sua, Boris Johnson prova nel suo intervento alla virtuale conferenza annuale del partito conservatore a fare sfoggio di leadership e di visione di ottimismo, sceglie la retorica bellica. Il Coronavirus è un invasore. Sono stufo, ma avremo la meglio, come su tutti gli invasori del passato. Fa una promessa, "fra un anno tutto sarà normale e non torneremo come quello che eravamo". Eventi come questa pandemia portano a cambiamenti economici e sociali e il nostro Paese diventerà migliore. Parla di rivoluzione verde, di infrastrutture ed edilizia popolare di sanità, saremo nuova Gerusalemme, riassume citando le promesse del secondo dopoguerra. Ci prova il premier ma non riesce ad essere incisivo, non riesce ad essere convincente. Le voci e le ombre a Londra sui giornali si moltiplicano. In molti sentono odore di sangue, tradimenti e intrighi all'interno del partito conservatore. Chiusa la partita con Bruxelles si scommette per la resa dei conti e un nuovo primo ministro, Perché Johnson può negarlo quanto vuole, ma il tocco magico che gli aveva fatto vincere le elezioni neanche un anno fa, lo ha perso per strada. Lui nega, nega che sia colpa del Covid, ma di certo è accaduto. Forse semplicemente è un politico per la battaglia, non per la gestione. Tra i negoziati commerciali con Bruxelles e la pandemia di Coronavirus, il Regno Unito ha vissuto troppa confusione, troppa incertezza. Troppa, soprattutto, debolezza vero percepita e adesso cerca un colpevole da accusare.