I numeri parlano chiaro, secondo uno studio dell'Università di Torino oggi più della metà delle lauree triennali e magistrali viene conseguita da donne. Tra i ricercatori si è al 50% con perfetta parità di genere ma al momento della stabilizzazione, nelle università, le percentuali si invertono. Così tra i professori ordinari, cioè quelli di prima fascia delle tre esistenti nella carriera accademica, si arriva appena ad un 33,7% di donne. Il dato nazionale è ancora più basso al 29%. Mia Caieli, il Presidente del Comitato Unico di Garanzia dell'università del capoluogo piemontese, ci spiega il perché: "Ovviamente non ci sono norme discriminatorie nei confronti delle donne, ci sono prassi discriminatorie, nel senso che le donne molto spesso vengono valutate in maniera peggiore rispetto agli uomini a parità di produttività e le ragioni sono molteplici Io direi che si può parlare di pregiudizi, di stereotipi e talvolta sono inconsci e quindi è molto difficile rimuoverli". Così l'università di Torino per provare a correggere questo sbilanciamento ha approvato all'unanimità una norma, primo Ateneo italiano a farlo, che prevede il contributo di un terzo del costo dello stipendio ai singoli dipartimenti che assumeranno donne come docenti ordinari con l'obiettivo di arrivare nel 2026 al 40%. L'obbiettivo direi che non è favorire le donne, questo mi preme veramente chiarirlo e scardinare certi meccanismi rimuovere certi pregiudizi e stereotipi che sono ancora davvero molto forti soprattutto in alcune aree della ricerca, in alcune aree scientifiche, come quelle cosiddette Stem, che sarebbero Scienza, Tecnologia, Ingegneria, matematica e io aggiungerei Medicina". Il quadro di oggi è figlio di una fotografia di 30 anni fa, tra 30 anni il quadro quale sarà? "Sono ottimista perché vedo già un miglioramento, immagino che tra 30 anni ci sia la piena parità tra donne e uomini nella ricerca scientifica e in accademia in tutti i settori lavorativi".