Università, la pandemia ha penalizzato le donne ricercatrici

La pandemia ha penalizzato le donne in tutti i campi e non è escluso quello universitario. Durante l'emergenza sanitaria, infatti, mentre le pubblicazioni scientifiche dei loro colleghi uomini hanno, addirittura, aumentato la frequenza, quelle delle ricercatrici italiane sono diminuite drasticamente. Un dato allarmante che secondo diversi studi delle riviste specializzate "Science e Nature" sembra destinato a peggiorare nel prossimo triennio, a causa delle difficoltà che le donne affrontano nel raggiungere avanzamenti di carriera in questo ambito. Si calcola che tre cattedre su quattro ad oggi siano state assegnate a professori maschi e se si guarda le cosiddette materie Stem, ovvero quelle tecnico-scientifiche la percentuale tende tutt'altro che a migliorare. Per affrontare il problema, oltre 400 tra ricercatrici e docenti hanno lanciato un appello direttamente al ministro dell'università Maria Cristina Messa: "Abbiamo pubblicato questa petizione perché, in conseguenza della pandemia, pensiamo possa diminuire il reclutamento di ricercatrici e rallentare l'avanzamento di carriera delle docenti universitarie donne. La ripartizione dei servizi di cura nell'ambiente domestico, tra uomini e donne, non è paritaria." Una realtà di cui è ben consapevole il Ministro che rassicura sull'indirizzo preso dal Governo: "Per fare un concorso devi avere pubblicato un certo numero di lavori di qualità, tu lì puoi fare uno sconto a seconda delle maternità che ci sono state, piuttosto che a seconda del periodo Covid che c'è stato. Quindi il modo tecnico c'è." Requisiti quelli da applicare per ridurre il gender Gap, richiesti ai nostri atenei anche dall'Unione Europea e che, in assenza dei quali le nostre università rischiano, in futuro, di non ottenere più i fondi stanziati da Bruxelles.