Sull’obbligo delle vaccinazioni per i bambini in età pediatrica le regioni italiane si spaccano. La materia da tempo fonte di accese discussioni soprattutto se si parla di vaccini raccomandati. In questione, tuttavia, questa volta ci sono le profilassi obbligatorie contro la poliomielite, la difterite, il tetano e l’epatite B. Malattie quasi scomparse ma che ora rischiano di tornare, a fronte dei cali delle coperture vaccinali. Ecco perché l’Emilia Romagna ha rilanciato l’urgenza di rendere obbligatori tali vaccini votando una legge che consente l’iscrizione al nido solo ai bimbi vaccinati. E su quest’onda si è espresso favorevolmente anche il Governatore del Lazio : “a: la legge che va rispettata, b: nessuna coercizione. Però se io mando mio figlio al nido pretendo che vada in un ambiente sicuro e questa sicurezza è anche data dal fatto che siano vaccinati gli altri”. Plaudono al provvedimento sia il presidente del consiglio Renzi che il Ministro della Salute Lorenzin che ha parlato di tempi maturi perché l’esempio sia seguito anche da altre regioni. Qui, tuttavia si crea il divario: Lombardia e Liguria hanno già annunciato che non seguiranno il percorso dell’Emilia Romagna perché è fondamentale avviare una campagna informativa articolata ma è altrettanto importante lasciare libera scelta in materia. Così anche il Movimento cinque stelle che in Emilia ha votato contro in Consiglio regionale, nel Lazio si dice contrario ad una cura coercitiva, meglio un’informazione pianificata. Anche l’associazione dei consumatori Codacons è pronta a schierarsi contro l’adozione di una legge regionale sui vaccini nel Lazio perché parla di incostituzionalità. Un dibattito controverso che si sviluppa anche sulla scia della preoccupazione degli ultimi casi di meningite in Toscana.