Delle centinaia di richieste di aiuto ce n’è una che è stata probabilmente trascurata o sottovalutata. Così come forse è stata presa poco sul serio l’allerta meteo sul Gran Sasso. È il 18 gennaio scorso. Il direttore dell’hotel Rigopiano, scrive una mail al Prefetto, al Presidente della Provincia di Pescara, alla Polizia provinciale, al Sindaco di Farindola. Parla di situazione preoccupante: 2 metri di neve, struttura isolata, gasolio agli sgoccioli, clienti terrorizzati, anche e soprattutto per quelle terribili scosse di terremoto che fanno ripiombare tutti nella paura. Trenta persone bloccate nel resort vorrebbero scendere a valle ma non c’è la turbina, non si passa. La Procura di Pescara dovrà capire se ci sono state negligenze o responsabilità personali: se l’allarme sia stato ignorato, per esempio. Si indaga per disastro colposo e omicidio plurimo colposo, al momento contro ignoti. La settimana è decisiva. Saranno giornate di interrogatori di tutti i testimoni e i protagonisti della vicenda. C’era un’allerta meteo di livello 4 su 5 nell’area del Gran Sasso, che annunciava rischio valanghe. I Carabinieri forestali dovranno accertare se non fosse il caso di evacuare le zone a rischio. I bollettini vengono inviati ai Centri operativi per le emergenze delle Prefetture, che poi devono informare i Comuni interessati. Il Sindaco di Farindola, però, dichiara di non aver mai ricevuto l’allarme. Un altro tema al centro dell’inchiesta è la realizzazione dell’hotel in quel luogo: un abuso urbanistico sanato dal Comune in passato, e già oggetto di un processo che si concluse senza condanne.