L'offerta più alta alla fine è arrivata dall'Azerbaigian, poco più di un miliardo di euro, quanto messo sul piatto da Baku steel, molto più di quanto si siano spinti ad offrire gli indiani di Jindal, mentre non hanno utilizzato la finestra per i rilanci gli americani del fondo Bedrock che di fatto escono la partita seguendo gli altri sette gruppi che avevano partecipato alla gara, interessati ad acquisire solo pezzi dell'ex Ilva. La palla ora passa ai commissari straordinari di Acciaierie d'Italia che con i loro staff valuteranno tutte le offerte, senza fermarsi però alla parte economica. Non meno importante, infatti, è quella occupazionale. Quale sarà? Si chiedono soprattutto i sindacati, il sacrificio imposto dai nuovi acquirenti rispetto all'attuale pianta organica di 9700 dipendenti cui vanno aggiunti i 1600 lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria? Anche su questo versante pare che gli azeri si facciano preferire agli indiani, garantendo il mantenimento di 8500 posti di lavoro contro gli iniziali 7000 di Jindal. Poco trapela invece sui piani ambientali dei due competitors rimasti in gara, se non che Baku sarebbe pronta, eventualmente a portarsi a Taranto una nave rigassificatrice. Gas, vale la pena ricordarlo, che giocherà un ruolo importante nella futura ed inevitabile transizione green del gruppo e che l'Azerbaigian fa già arrivare in Europa attraverso l'Italia grazie al gasdotto Tap. Insomma, tutto lascia pensare che alla fine la scelta del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, una volta raccolto il parere dei commissari, possa ricadere proprio sugli azeri. .