Non c'è pace a Taranto per l'ex Ilva, proprio quando la cessione agli azieri di Baku Steel sembrava cosa fatta, il sequestro senza facoltà d'uso dell'altoforno uno deciso dalla magistratura dopo lo spaventoso incendio dei giorni scorsi, per il quale sono anche finiti sotto inchiesta tre dirigenti dello stabilimento, rischia, secondo il Ministro Urso, di far saltare tutto. "Se il provvedimento inibirà anche la manutenzione degli impianti che deve essere effettuata nelle prossime ore, compromettendo per sempre il ripristino dell'altoforno, potete immaginare quali possono essere le conseguenze, perché nessun investitore investe in una industria che ha già chiuso la sua attività produttiva. È chiaro che se qui si crea un'altra a Bagnoli finirà come a Bagnoli". Ad augurarsi senza in realtà grosse speranze che la trattativa fallisca davvero sono i manifestanti bloccati all'esterno della Camera di Commercio, dove il Ministro delle imprese e del made in Italy partecipa, insieme alla collega Bernini, all'inaugurazione del tecnopolo mediterraneo per lo sviluppo sostenibile. "Noi ce lo auguriamo, ma visti gli interessi e il gas che c'è dietro Baku faranno in modo di trovare la soluzione tranne che per le nostre vite, perché ripeto, noi non contiamo niente". Lo ripetono ormai da 13 anni a Taranto ex operai, ambientalisti e cittadini comuni. "Noi tarantini non abbiamo più tempo. Stiamo morendo, stiamo morendo tutti, cioè, ci stanno condannando a una morte certa".