L'Avvocato e le macchine, che amava guidare di persone e che si faceva modificare dagli ingegneri di Mirafiori: cambio su misura e livrea grigio argento, con linea orizzontale blu. L'Avvocato e la Juventus, con la quale aveva conosciuto trionfi memorabili e giorni difficili, una Coppa Campioni sfuggita beffardamente, la tragica notte dell'Heysel, la passione per Platini: non si perdeva nemmeno una partita. "Platini e Maradona sono un ottimo relax?" "Uno è più giovane, l'altro è più elegante." L'Avvocato e la Fiat, guidata per 37 anni di fila fra sfide tremende, anche sociali, Il movimento operaio, gli anni di piombo, le difficoltà finanziarie, alcune superate brillantemente, altre meno, un pallino fisso a orientare la bussola, però: difendere quello che il marchio FIAT significava, anche in termini di italianità, senza mai chiudersi ai mercati internazionali. L'Avvocato e il nostro Paese, rappresentato per decenni nei salotti e sui rotocalchi più ambiti del mondo nel suo aspetto più glamour e seducente, lui, l'esponente più irresistibile di qualcosa di molto simile a una casa reale, per così dire, della Repubblica. Gianni Agnelli se ne andava a 20 anni fa, per inciso in una delle fasi più complicate nella storia della Fiat, con le banche alla porta. Fu lui, poco prima, a intravedere nel nipote John Elkann, la persona più adatta a traghettare l'azienda in sicurezza nel futuro. Era anche un ottimo creatore di aforismi, Agnelli. Una volta in un'intervista disse: mi piacciono le cose belle e ben fatte. Le cose belle sono etiche, mentre le cose non etiche non sono belle, dall'evasione fiscale ai sotterfugi.