Viaggio nei laboratori di alto artigianato di San Patrignano

15 mag 2022
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Il lavoro nobilita l'uomo, diceva Darwin. Ma il lavoro dà all'uomo soprattutto la libertà: economica, certo, ma libertà anche dalle dipendenze. Accade tutti i giorni tra le colline romagnole, nei tanti laboratori di alto artigianato della comunità di recupero di San Patrignano. Qui centinaia di persone, giovani meno giovani o spesso solo adolescenti, affrontano le proprie fragilità attraverso il lavoro. Imparano un mestiere come la tessitura, la lavorazione del ferro battuto, la pelletteria, l'ebanisteria, la creazione di carte da parati, ne comprendono l'importanza ed il valore, si appassionano e minuto dopo minuto, ora dopo ora, conquistano la propria libertà. "E quindi, ci sono da tre mesi. È il lavoro proprio...è il mio. Mi piace, mi appassiona, ogni giorno imparo qualcosa di nuovo. Il mio sogno, da piccola, era di fare la stilista, quindi vorrei poi proseguire con questo lavoro". "È un po' un artigiano-terapia?" "Un artigiano-terapia, sì". "Ti sta aiutando?" "Sì, molto. Sì, assolutamente". "È stata dura all'inizio?" "Durissima, sì. Ma ancora adesso, però in un modo diverso. La affronti con maggior consapevolezza rispetto all'inizio". "E quali sono i tuoi obiettivi?" "I miei obiettivi? Di diventare grande, anche se lo sono già". Progetti che hanno portato a collaborazioni eccellenti nel mondo della moda e che contribuiscono a finanziare la comunità ma soprattutto aiutano a ritrovare dignità e autostima, ricostruendo un futuro su basi solide e concrete. "È stata dura abituarsi alle regole, a una vita normale diciamo". "Il tuo obiettivo?" "Ehm, essere indipendente". "E questo, questo ti rende indipendente perché l'esperienza che hai fatto qui te la porterai fuori. Insomma, sarà un know-how importantissimo". "Sì, assolutamente. So che è un lavoro unico. Poi, comunque, anche lavorativamente questo è la parte in cui i pezzi delle borse mi arrivano e loro senza pezzi delle borse non ci fanno niente. Quindi, cioè..." "Sei fondamentale". "Sì". "Quando sono entrata io non avevo proprio voglia, nel senso, è stata un po' una decisione presa per disperazione perché sono ritornata dall'estero dopo tanti anni, non avevo più contatti, sì la mia famiglia c'era però, giustamente volevano che si desse un taglio a tutti questi anni di droga. E quindi mi sono convinta a entrare. Appunto, non sapevo dove andare e questa volta la strada mi faceva paura. Un giorno, non so, è successo un avvenimento e ho detto: perché non ci provi? Cioè, provaci. E lì ho cominciato a lavorare un po'. Mi sono scoperta una lavoratrice instancabile. E poi comunque la comunità, che è la cosa principale. Voglio proprio trasmettere l'amore che mi è nato per questo posto che io ho sempre rifiutato. E poi alla fine mi sono resa conto che è il posto che mi sta salvando la vita, perché adesso voglio tornare al mondo come una persona nuova".

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