Giada era viva quando è precipitata nel vuoto dal cavalcavia di Vigonza forse priva di sensi ma ancora in vita. Emerge senza ombra di dubbio dall'autopsia svolta all'istituto di medicina legale di Padova dal professor Claudio Terranova, l'esame del corpo della 34enne straziato da un camion di passaggio racconta altri due circostanze utili per l'inchiesta: 1) non ci sono segni di strangolamento o ferite di armi da taglio. 2) Alcuni lividi confermano la lite violenta avvenuta due giorni prima del decesso. Al suicidio non avevo creduto fin dall'inizio dice ora la sorella ancora piegata dal dolore. Ciao Tatina aveva scritto sui social subito dopo la tragedia, sarà fatta giustizia. Mi fido degli investigatori aggiunge ora pensando all'ex compagno della sorella Andrea Favero in carcere con il grave sospetto di aver spinto Giada giù dal ponte. Non ricordo episodi che ci abbiano messi in allarme altrimenti lo avremmo denunciato, per noi Andrea era a posto. Non sono dello stesso avviso gli inquirenti secondo cui Favero non solo ha ucciso la madre di suo figlio ma ha anche orchestrato una messa in scena per crearsi un alibi. Un soggetto lucido non certo qualcuno che sta per crollare. Prima vago davanti agli agenti della squadra mobile, nega ogni responsabilità, invece, davanti al PM. Si avvale in fine della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia davanti al GIP e revoca l'incarico all'avvocato d'ufficio per affidarsi al noto penalista veneziano Marco Marcelli che ora dice non c'è stata nessuna ammissione di colpa. In attesa della perizia sui dispositivi elettronici dell'indagato per trovare traccia dei video intimi della vittima che lui avrebbe minacciato di divulgare e in attesa dell'esito dell'esame tossicologico per capire se Giada sia stata stordita dai farmaci prima del volo dal cavalcavia, l'inchiesta è decisamente solo all'inizio.























