Quel video si riferiva a una serie di ricerche che vengono condotte in molti laboratori del mondo, quei laboratori di massima sicurezza che abbiamo imparato un po' conoscere dai film, e sono studi che sono finalizzati alla conoscenza di questi virus, alla conoscenza delle minacce che potrebbero venirci da nuovi virus e alla preparazione a queste minacce. Fa parte di tutti quegli studi che avrebbero dovuto portarci un po' più preparati a questa emergenza. Nel caso specifico, si parlava di un virus, il virus della SARS, era stato, modificato – avete presente le punte di questo coronavirus? Ormai, abbiamo imparato a riconoscerlo – con delle punte provenienti da altri virus dei pipistrelli, per dimostrare che altri virus, presenti nei pipistrelli, avevano la possibilità di infettare mammiferi, in questo caso era il topo e, quindi, un domani passare agli esseri umani. La logica di quello studio era: attenzione, che nella popolazione dei pipistrelli, abbiamo dei virus che hanno la potenzialità di essere pericolosi, come infatti, purtroppo, abbiamo verificato. Roberta Villa, da cittadino, ricevo quel video, lo ascolto la prima volta e vado in allarme, lo ascolto la seconda volta e mi rendo conto che nel servizio citato, non viene citato uno studio, non si parla di una università, di un team, non si fanno nomi di scienziati o di laboratorio. Lì nasce l'allarme, poi, naturalmente anche la testata giornalistica della Rai regionale è stata costretta a rettificare e a spiegare bene da che studio nasceva, nasceva da un lavoro di Nature, se non vado errato. Sì, era un lavoro pubblicato su Nature, che è una delle due riviste scientifiche più importanti del mondo. Infatti, lo studio era assolutamente serio, non era uno studio cinese, ma una collaborazione internazionale e si inseriva in una linea di studi, che si chiamano studi di gain of function, cioè di guadagno di funzione, in cui si studia come i virus possono modificarsi e diventare più pericolosi. Abbiamo altri esempi, nel 2011 c'è stata, per esempio, una grande polemica riguardo studi analoghi, anche se condotti in maniera un po' diversa, riguardo al virus dell'aviaria. Vi ricordate l'H5N1? Il virus dell'aviaria che aveva creato moltissimo allarme perché una letalità circa del 50 per cento, quindi circa la metà delle persone che lo prendevano, moriva. Questo virus, ci ha risparmiato da una pandemia, perfino più grave di quella che stiamo vivendo, per il fatto che non è capace, o è poco capace di passare da persona a persona. In altri studi, diversi laboratori avevano scoperto quali mutazioni erano necessarie per farlo diventare capace di passare da persona a persona, producendo questo super virus dell'aviaria. Naturalmente, anche questo, aveva creato tantissimo allarme. Roberta Villa, l'ultima domanda è non tanto su questo fatto stringente, ma più in generale sul suo lavoro di queste settimane. Girano tante fandonie a proposito del coronavirus, è molto complicato lavorare per fare il debunking, per smontare le bufale, secondo lei, è stato utile, anche a livello di comunicazione, dare voce quotidianamente, come stiamo cercando di fare, agli esperti, ai virologi, agli epidemiologi per sua tracciare una linea di rigore, anche a livello di comunicazione? Sì, assolutamente, anche se poi, purtroppo, abbiamo visto degli scienziati che hanno dato dei messaggi un po' contraddittori tra di loro. Ogni specialista, ovviamente, vede il problema dal suo punto di vista, quando si chiedono opinioni, le opinioni sono diverse, possono essere diverse, l'importante è che il pubblico impari a distinguere quelle che sono le opinioni, anche di scienziati di valore, tra i fatti dimostrati che, ovviamente, possono essere in evolversi in questa situazione, non sono stabiliti perché da conoscenza cambia, è una situazione nuova e quindi bisogna essere pronti anche a cambiare.