In una Roma ancora allibita per il massacro delle tre donne in quartiere Prati, due di loro asiatiche, non hanno nome. Donne che hanno vissuto e hanno venduto il loro corpo nell'indifferenza e sempre nell'indifferenza sono state assassinate fra le mura di casa, da sole. "Sono spaccati tristi abbiamo naturalmente ci siamo complimentati con le Forze dell'Ordine per aver l'arresto e per la loro pronta azione, ma appunto non c'è solo un tema di arrestare i colpevoli c'è un humus culturale in cui prosperano anche fenomeni di violenza diffusi nei confronti delle donne che poi spesso avvengono tra le mura domestiche". A pochi giorni dal 25 novembre giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, la Polizia Criminale presenta in Campidoglio un report sul fenomeno cosiddetto dei femminicidi e in generale sui maltrattamenti e gli abusi specie tra le mura domestiche, per mano di partner, ex compagni, parenti. Allargando l'orizzonte confrontando i dati fra il 1990 e il 2020 il quadro sembra solo in apparenza disarmonico. "Per esempio, gli omicidi del 1990 erano 3 mila, nel 2020 erano al di sotto delle 300 unità ma è dato ancor più sorprendente che se guardiamo le violenze sessuali, parliamo di 650 eventi praticamente nulla rispetto a quello che sono oggi i 4500 episodi che contiamo". Fra il 2019 e il 2022 il maggior numero di reati si è registrato in Sicilia, Lazio, Lombardia di meno invece in Valle D'Aosta, in Molise e in Basilicata. Questo perché in 30 anni sono intervenute una serie di norme e strumenti: l'ammonimento, l'allontanamento dalla casa familiare, un senso di vergogna per lo più abbattuto e il codice rosso, legge del 2019 che tutela donne e soggetti deboli. "Vogliamo sensibilizzare non solo il nostro mondo ma insomma dare un messaggio pubblico, forte, appunto contro questo reato e questi reati che sono veramente odiosi".























