L'incontro con la malattia è stato fortunato. Andrea Bocelli racconta l'esperienza della sua famiglia nel giorno in cui all'ospedale Cisanello decide di donare il plasma. Quando ci hanno detto che era utile il plasma di coloro che erano stati, che hanno superato il virus, mi sono reso disponibile per donare, perché mi sembra il minimo. Qual è stata la sua esperienza con la malattia? Non c'è stata nessuna esperienza, in casa mia è stata, ve lo devo dire, una tragedia. Siamo stati contagiati tutti, è stata una tragedia perché abbiamo avuto febbre fino a 37,2-37,3 con qualche starnuto persino e anche qualche colpo di tosse, nulla di più. Onestamente io quando ho scoperto di essere positivo mi sono tuffato in piscina. era il 10 di marzo e mi sono tuffato in piscina perché stavo bene. Dopo la visita medica e la foto di rito, Bocelli si siede per donare al progetto Tsunami, di cui Pisa con il professor Menichetti è capofila, il suo plasma iper immune. I tre grandi eventi dal vivo previsti quest'estate sono stati posticipati di un anno. Una scelta dolorosa che porta uno dei più famosi artisti italiani nel mondo, autore di una memorabile e solitaria performance nel Duomo di Milano, ad un'amara e personale riflessione. Grazie a Dio non ricopro ruoli politici, perciò non sono chiamato a prendere decisioni, e non vorrei proprio essere nei panni di chi deve farlo. Capisco che ci sia stato un momento complicatissimo quando c'è stata l'emergenza negli ospedali eccetera, però io mi guardo intorno e ora vedo una situazione assolutamente normale. Quello che non è normale è il comportamento di coloro che ancora oggi temono questo virus come la lebbra, e che un Paese che è in ginocchio perché le attività stentano a riprendere perché c'è un comportamento assolutamente incomprensibile, almeno per me.