Io mi sono messa la bandiera italiana, perché mi sento italiana e voglio essere tutelata da questo Stato. I nomi e i volti di chi non c'è più. I racconti drammatici dei parenti che ora chiedono giustizia. Sono già 50 le denunce contro ignoti. Altre arriveranno nei prossimi giorni, finite sul tavolo dei magistrati di Bergamo che indagano sulla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana. Una delle inchieste più delicate sulla gestione dell'emergenza coronavirus. L’ipotesi di reato è epidemia colposa. Il periodo è quello che va da domenica 23 febbraio al 7 marzo. A differenza delle misure di contenimento adottate in poche ore nel Basso Lodigiano, con la scoperta a Codogno del paziente uno e a Vo’ Euganeo in Veneto, il focolaio tra Alzano Lombardo e Nembro, è stato isolato sono l'8 marzo con tutta la Lombardia. Cosa è successo in quei giorni, quando il fattore tempo era tutto? Per ora non ci sono indagati, ma i PM vogliono capire se ci sono state omissioni, ritardi, a chi spettava decidere, cosa non ha funzionato nella catena di comando. Per questo, come persona informata sui fatti il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dovrà riferire davanti ai magistrati per ripercorrere le scelte assunte dal Governo centrale. Non sono affatto preoccupato. Non è un atteggiamento di arroganza. Non è un atteggiamento sicumera. Ci confronteremo venerdì, riferirò tutti i fatti di cui sono a conoscenza, in piena serenità. Dopo toccherà ai Ministri dell'interno, Luciana Lamorgese e della salute, Roberto Speranza, anche loro chiamati come testimoni. La stessa veste in cui la settimana scorsa sono stati sentiti il Presidente della Lombardia Attilio Fontana, e il suo Assessore alla Sanità, Giulio Gallera, che davanti ai magistrati hanno ribadito che la decisione era di competenza nazionale. Una decisione tanto delicata che, questa l'ipotesi dei magistrati, può avere influito sull'impatto devastante dell'epidemia nella bergamasca, una delle province che ha pagato di più, con i camion militari per portare via i morti.