La sperimentazione era partita una settimana fa in quattro regioni, dando subito i primi risultati. In Liguria, una delle quattro regioni pilota insieme a Marche, Abruzzo e Puglia, l’app Immuni ha tracciato i primi tre casi positivi. Da oggi l'uso dell'app si estende a tutta Italia, dopo la fase di test servita per correggere errori tecnici e cercare di andare incontro alle richieste del garante della privacy. Nelle ultime ore anche il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva ribadito che l'applicazione non invade gli spazi privati ed è scaricabile in tutta sicurezza. Finora sono stati 2200000 gli italiani che l'hanno scaricata volontariamente sui loro smartphone attraverso gli store digitali, ma tutti gli esperti concordano nel dire che il sistema di tracciamento sarà efficace nel contenimento del coronavirus solo se utilizzato almeno dal 60% degli italiani. Ed ecco perché oggi parte anche una massiccia campagna informativa. Obiettivo: rendere nazionale il sistema di tracciamento che altrimenti sarebbe limitato, per definizione, come ha detto il commissario Arcuri. L’app Immuni, ricordiamo, è gratuita, volontaria e basata sul Bluetooth. Una volta scaricata, i dispositivi sui quali è presente si scambiano codici anonimi generati automaticamente. Quando le strutture sanitarie riscontrano un nuovo caso positivo, dietro consenso del soggetto stesso, inseriscono un codice nel sistema, codice che serve a far partire una notifica a chi ha Immuni sul proprio smartphone e nei 14 giorni precedenti è stato a stretto contatto con il positivo. I dati raccolti sono conservati sui singoli dispositivi e non su un server centrale. È possibile disattivare l’app in qualsiasi momento.