A chi non ha usato i dispositivi di sicurezza del personale sanitario del Pio Albergo Trivulzio, sarebbe stato il direttore generale Giuseppe Calicchio, indagato nell'inchiesta della procura di Milano con l'accusa di epidemia colposa e omicidio colposo. A sostenerlo sono gli infermieri che hanno presentato denuncia. La richiesta di poter indossare le mascherine consegnate l' 11 marzo e ritirate da una caposala il giorno successivo, come raccontato anche a Sky Tg24, già ad inizio aprile dal personale che ha poi presentato denuncia era stata bollata da Cavicchio come dettata da puro allarmismo, piuttosto che competenza, si legge nell'esposto del sindacalista della CISL Infermieri del Pat Franco Ottino che ha ricostruito passo passo, quanto accaduto. Dalle risposte della direzione generale alle mancanze sulla gestione della salute e sicurezza all'interno della struttura. Già a fine febbraio il personale era perfettamente consapevole di poter rappresentare un potenziale vettore del virus continua, in quanto già a partire dal 24 i report interni segnalavano pazienti con sintomatologia compatibili con infezione da covid ha aggiunto ancora l'infermiere. E sono diverse le denunce che confermano la mancanza di idonei dispositivi di protezione individuale sino alla metà di aprile e che raccontano le carenze organizzative sul piano dell'efficace isolamento di nuovi pazienti e sulle prassi di contenimento e distanziamenti interni ai reparti. Mentre iniziano ad arrivare le prime richieste di risarcimento danni da parte di un infermiere e di un operatore sanitario risultati positivi al virus, vanno avanti le indagini anche sulle altre RSA finite sotto inchiesta. Intanto oggi una delegazione di parenti del comitato verità e giustizia delle vittime del Trivulzio incontra Fabrizio Pregliasco, supervisore scientifico del Pat.