17 Febbraio ingresso per la riabilitazione. 26 Marzo dimissioni e quello stato pessimo, catarro, febbre, vomito e dissenteria e quant'altro. Inizio della mancanza di respiro e quindi poi l'11 Aprile è andato ed è stato al San sei giorni. Quindi il 17 marzo. 16 Aprile è mancato mio papà e quindi lì hanno iniziato a tutte le terapie del caso, CPAP, casco. Marica ha perso il papà ottantaquattrenne, nonostante avesse superato un'operazione complicata, è morto dopo essere risultato positivo al Covid. Nell'elenco affisso davanti al Pio Albergo Trivulzio c'è anche il nome di suo padre, in nero tra le vittime. In rosso ci sono i nomi dei malati. Un elenco che hanno voluto lasciare lì i parenti del comitato Giustizia e verità per le vittime del Trivulzio. Di fronte alla Baggina c'è Marica e ci sono i parenti delle vittime del Pat e di chi è ancora all'interno. Ma ci sono anche i familiari degli ospiti delle altre Rsa, tutti insieme per la prima volta per un appuntamento simbolico. Il nostro intento è onorare i defunti e far sentire la nostra vicinanza ai vivi, ha spiegato il portavoce del comitato Giustizia e verità. Non ci sono solo i parenti delle persone all'interno del Pio Albergo Trivulzio, ma ci sono anche molti parenti delle altre Rsa lombarde. Noi siamo solo la punta dell'iceberg. Purtroppo, a quanto pare dalle evidenze emergono gravi carenze procedurali che hanno portato a una strage di innocenti, quindi abbiamo molta fiducia nel lavoro della magistratura. A fare luce su quanto accaduto all'interno delle residenze per anziani, sarà la Magistratura che ha aperto almeno una ventina di fascicoli. Epidemia colposa e omicidio colposo, le accuse ipotizzate per i vertici. Intanto l'assessore al welfare della Lombardia, Giulio Gallera ha fatto sapere che sono stati effettuati tamponi su tutti i degenti nelle Rsa della Regione, il 30% è risultato positivo. Davanti al Pat ci sono le famiglie unite dal dolore. Al loro fianco ci sono operatori sanitari e infermieri, gli stessi che hanno denunciato la mancanza di dispositivi di sicurezza a marzo. Tra loro una delegazione della Cisl Fp. Siamo presenti. Siamo vicini, e personalmente noi operatori, anche colleghi infermieri, noi ci scusiamo. Chiediamo scusa ai parenti come anche già fatto telefonicamente per quello che è accaduto al Pat. perché comunque queste persone non meritavano quello che è successo. Per una mascherina, perché tutto è partito da questa mascherina.