"Tra i candidati alle prossime elezioni solo 1 su 10 ha meno di 35 anni. La scarsa presenza dei giovani in politica può avere gravi conseguenze sul tipo di decisioni che vengono prese dalle istituzioni. E allora? Che soluzioni possiamo adottare? Tra poco andremo a votare, e noi under 35 saremo ancora una volta sottorappresentati. Se guardiamo ai dati infatti, è ben visibile come più si alza la fascia d'età, più è facile che ci sia rappresentanza politica. Questo in parte è dovuto al fatto che per candidarsi alla Camera dei Deputati, bisogna essere cittadini italiani di almeno 25 anni, mentre al Senato di almeno 40 anni. In parte invece è dovuto al fatto che il cosiddetto "Rosatellum" prevede una serie di regole per garantire la parità di genere fra le candidature dei partiti ma non ne prevede per quanto riguarda l'età dei candidati. E quindi? In generale possiamo vedere come l'età media per Senato e Camera sia simile all'età media italiana. All'interno di Camera e Senato, infatti, le fasce d'età maggiormente rappresentate, sono quelle dai 40 ai 69 anni e l'età media all'inizio della legislatura in corso erano rispettivamente 44 e 52 circa, mentre l'età media italiana è 46 anni. Quindi perfettamente in linea. Poi, va detto, l'età media dei parlamentari nelle ultime legislature si è abbassata sempre di più. Nel 2006 l'età media degli eletti superava i 50 anni per entrambe le Camere mentre nel 2018 ha raggiunto il minimo storico. In più a livello mondiale l'Italia è uno dei Paesi con più giovani in politica, infatti è l'undicesimo Paese al mondo per numero di parlamentari sotto i 30 anni, e il 18esimo se guardiamo ai membri del Parlamento con meno di 40 anni. Potrebbe sembrare che il problema non sussista, ma è davvero così? Anche se i nostri organi istituzionali sono rappresentativi della distribuzione demografica italiana, sono migliorati nel tempo e rispetto agli altri Paesi, non andiamo poi così male. La questione rimane. Sotto i 40 anni c'è un evidente problema di sotto rappresentanza e la scarsa presenza dei giovani in politica ha delle conseguenze. Se i giovani under 35 italiani hanno come priorità i diritti civili, l'ambiente e il lavoro, non è detto che queste siano le stesse priorità per un elettore di, diciamo, 60 anni che potrebbe invece essere più interessato a politiche legate alla pensione. È abbastanza chiaro che se i giovani rappresentano solo il 10% circa dei candidati nelle liste, la politica italiana sarà portata a soddisfare di più le preferenze di un elettore o elettrice di un'età maggiore. E non è solo teoria, due studi: uno americano e uno svizzero, dimostrano che con l'aumentare dell'età della popolazione diminuisce, ad esempio, la spesa pubblica per studente nell'istruzione. E quindi? Come si risolve? Per alcuni una soluzione potrebbe essere abbassare l'età minima dei votanti. In queste elezioni i 18enni saranno chiamati al voto anche al Senato per la prima volta dopo la modifica che ha soppresso il limite minimo dei 25 anni di età, e negli anni non sono mancate le proposte di dare il diritto di voto a chi ha compiuto 16 anni, ma anche abbassando l'età del voto, il peso elettorale degli under 35 rimarrebbe minimo. Sarebbe comunque inferiore di oltre 2 milioni rispetto al peso degli over 65. E allora cosa si può davvero fare? In teoria sono i partiti che dovrebbero candidare i giovani, infatti le liste elettorali in Italia sono chiuse e gli elettori non possono esprimere una propria preferenza per i giovani, sono i partiti a doverli proporre. Ma soprattutto i leader politici dovrebbero occuparsi dei giovani e ascoltare le loro richieste, in fondo siamo noi il futuro del Paese".























